Sassomolare e paesi montanari limitrofi - Appennino Tosco Emiliano


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Sassomolare nei secoli

Storia > Sassomolare

Questa sezione nasce grazie al contributo di un paesano (Gianni B.) che in una breve cronistoria cerca di raccogliere in un unico documento tutte le varie citazioni di Sassomolare che nel tempo aveva raccolto da varie fonti.


"Mi scuso fin da ora per le inesattezze ed errori, restando disponibile a tutte le correzioni necessarie. Tutti quelli che vorranno intervenire con modifiche, aggiunte e variazioni documentate in modo da renderla più completa sono i benvenuti. Grazie"

Gianni B.


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969

Nel secolo seguente, e precisamente nel 969, Ottone I tenne una seduta arbitrale su una vertenza confinaria tra le diocesi di Bologna e Modena. Le prime deposizioni furono quelle degli uomini di Semelano e Pitigliano; parlarono poi quelli di Monteveglio, ma il documento è incompleto. Sembra comunque che la linea di confine corresse dal Corno alle Scale, al Monte Belvedere, quindi a Sassomolare

( I Conti Alberti – Righetti L. Abatantuono M.)
Riferimenti a documento: Examen teftium in controversia de finibus inter Multinentes & Bononientes, Anno 969 - Manuale_storico_statistico_topafico_Sassomolare pag211-56-18 216.pdf

1249
… Gli donò la città, per ritenerlo,
Miceno, Montefeftin, Salto, e Trignano,
E Ranocchio, e Lavacchio, e Montemerlo,
Sassomolato, Riva e Difenzano …
Riferimenti a documento: La secchia rapita: poema eroicomico, Volume 1 Di Alessandro Tassoni – canto terzo


1303 – 1304
Ma uno dei provvedimenti più importanti per la custodia dei castelli e la difesa del territorio, fu la distribuzione di quelli alle varie società delle armi e delle arti, perchè li governassero e li tutelassero contro le insidie dei nemici. I castelli della montagna bolognese furono assegnati alle seguenti società: alla Società dei Beccai, fu consegnata Rocca Corneta; a quella dei Cartolai fu data Pietracolora ed a quella dei Drappieri ed arte Bazzano; alle compagnie dei Conciatori di cuoio e degli Orefici, Monteveglio; Serravalle e Sassomolare toccarono alle Compagnie del Griffone e dei falegnami; alla società dei Cordonari, Roffeno e Montetortore; Casio fu date alla Società dei Toschi e dei Merciai; Monteacuto delle Alpi a quella dei Calzolari e …

Riferimenti a documento: http://archive.org/stream/attiememorie00marcgoog/attiememorie00marcgoog_djvu.txt

1316

Ei narra ancora, che l’anno 1316 a Testa Gozzadini Capitano della Montagna furono assegnate truppe, perché con esse recasse aiuto alle Terre del Frignano nemiche del Comune di Bologna, le quali da Matteolo da Montecuccolo eran travagliate e oppresse , e nel riferire il decreto fatto dal Comune medesimo nel detto anno di affidar la custodia de’ suoi Castelli alla Società dell’armi e del popolo di Bologna, nomina tra essi Montecuccolo, Sassomolare, e Monte Tortore .

Riferimenti a documento: Girolamo Tiraboschi Memorie Storiche Modenesi tomo III, 1794, pagg. 99-181 capo VIII – Delle Rivoluzioni della Provincia del Frignano.

1317

Certo è che nel 1316 era sottoposto questo castello (sasso molare) alla immediata giurisdizione dei Bolognesi che lo consegnarono da difendere alla Società del Griffone e dei Falegnami, come fecero degli altri da loro posseduti consegnandoli alla difesa di altre Società delle armi; provvidero a fortificarlo nel 1317

Riferimenti a documento: le chiese parrocchiali della diocesi di Bologna ritratte e descritte

1324

Nell’anno 1324 li Bolognesi fortificarono il Castello di Belvedere di grande importanza nella Montagna, e così fecero a quello di Montaguto all'Alpi, costrussero ancora una forte Torre al Castello di Sassomolare , e provvidero di Soldati e d' altre cose necessarie molte Castella.

Riferimenti a documento: http://www.archive.org/stream/giacomodallalan00gualgoog/giacomodallalan00gualgoog_djvu.txt

1325

E nel 1325 lo guarnirono di una torre e forte rocca intorno alla quale furono unite le fortificazioni all’uso di due secoli indietro, i di cui avanzi tuttora rimasti sopra terra sul luogo mostrano che era questo castello guarnito di una delle meglio intere fortezze di quei tempi…

Riferimenti a documento: le chiese parrocchiali della diocesi di Bologna ritratte e descritte

1328
Non fu compita interamente la grandiosa e forte torre (di Sassomolare) se non nell’anno 1328
Riferimenti a documento: le chiese parrocchiali della diocesi di Bologna ritratte e descritte

1330

Che fosse compita la chiesa nel 1330, …. Non faccia vedere chiaro se in quell’anno fosse solo principiata o compita

Riferimenti a documento: le chiese parrocchiali della diocesi di Bologna ritratte e descritte

1334

Nel 1321 Bologna riuscì a venire a patti con Guidinello (G. Tiraboschi memorie storiche modenesi), L’alleanza, com’era prevedibile, non durò a lungo e Guidinello ricominciò le sue scorribande terroristiche, Agli episodi che riferimmo In altra occasione sull’attività delittuosa del Montecuccoli, aggiungiamo il seguente assai significativo. Recandosi il 23 novembre 1334, VillaneIlo di Labante, che era al servizio di Bologna e della parte guelfa, alla difesa dei castelli di Montese e Monteforte Guidinello Montecuccoli riusci a impadronirsi di suo figlio Donato. Questi dovette sborsare per il riscatto, 300 lire; ma prima di essere liberato gli furono strappati tre denti e mozzato un orecchio (Libri juriunm, cit., Il, c. 74v), Lo sventurato Donato chiese poi, a titolo dl risarcimento, a capitaneria del castello dl Sassomolare. …Riferimenti a documento: memorie storiche modenese III – G. Tiraboschi


1335

Abbiamo visto quali e quanti fossero i castelli dell' appennino bolognese al tempo in cui vennero ceduti alle societa delle arti e delle armi. Dopo, nel 1335, nel vero momento della trasformazione del comune in Signoria, erano quasi gli stessi. Mancano soltanto quelli di Bazzano, Rocca Corneta, Sassomolare, Casio, Baragazza. Sono invece notati i Castelli di Savigno, Gaggio Montano, Belvedere.

Riferimenti a documento: Deputazione di storia patria per le provincie di …

1361
Fu quella liberazione di gran contento a Bolognesi e il senato in così lieta nuova fuonne gli abitatore di Sassomolare che dalle guerre si trovavano disfatti e ridotti a mal partito.
Riferimenti a documento: Historia di Bologna Vol 1 – Cherubino Ghirardacci

1362
Il popolo e il comune di Bologna concedono alla comunità di Sassomolare immunità ed esenzioni …
Riferimenti a documento: AGA Recuperi beneficiari n. 1392 documenti spettanti alla chiesa parrocchiale di sasso molare

1377

Anziani, Consoli e il Gonfaloniere di Bologna ratificano i privilegi che gli uomini di Sassomolare dichiarano di aver ottenuto per essersi schierati a fianco dei bolognesi e per i molti prigionieri e danni subiti a causa della guerra fra Bologna e Modena al tempo di Passarino …

Riferimenti a documento: ASB Comune. Governo.Diritti ed oneri del comune. Convenzioni, trattati, obbligazioni serie cronologica sciolta b.2

1401
Sussisteva il Castello, o Rocca di Sassomolare nel 1401
Riferimenti a documento: le chiese parrocchiali della diocesi di Bologna ritratte e descritte

1402

Giovanni I Bentivoglio provvide a sostituire i capitani delle fortezze del contado e inviò a sasso molare certo Nicolò de Michele suo partigiano

Riferimenti a documento: Ghirardacci II pag. 518

1446

Negli atti criminali del vicariato di Casio è registrata l’indagine che il 17 ottobre 1446 fu istruita contro Iacobum fillius Petronjj de Sassomullario comitatus Bononie (Giacomo figlio di Petronio da Sassomolare del comitato di Bologna), abitante al presente nella terra di Pietracolora. …
Riferimenti a documento: ASB, Comune. Vicariati, Casio, marzo V(14311447), anno 1446 (Vedi articolo aggiunto: 1446 Baldaccio D’Anghiari e il castello di Sassomolare)


1475

… Comuni ed uomini della terra di Sassomolare e castel d’Aiano, quantunque abbiano beni estesi, tuttavia sono esenti per decreto e nulla pagano di tasse

Riferimenti a documento: estimi del 1476

1528

Al primo giorno di quest' anno entrò Rettore di Felsina Paolo Aldighieri da Parma , cui sembra che presto succedesse Albertaccio Visdomini da Piacenza. ….
Quindi provvedeva ai bisogni del Contado: e perchè la Chiesa del Castello di Caprara, per le ultime vicende mar
nali trovavasi distrutta, la suscitò di nuovo dalle fondamenta. Ed eresse una Chiesa nel Castello di Sassomolare, che ne era senza.

Riferimenti a documento: http://www02.us.archive.org/stream/annalidellacitt00agoog/annalidellacitt00agoog_djvu.txt

1552
17 giugno. Compra Girolamo Caprara da Corradino Galli una casa in strada Castiglione, Rogito Alberti di Sassomolari.
Riferimenti documento: case notabili della città di bologna … (gio Battista Guidicini)

1579

Battaglia fra i Magnani e Sassomolari del Vergato … venne eletto giudice di una contesa nata fra due potenti famiglie del Vergato, l’una chiamata dei Sassomolari e l’altra dei Gaddi, ovvero Magnani. … Alberto figliolo di ser Ambrogio Sassomolare aveva una fanciulla nominata Laura, che i Sassomolari volevano dare in moglie a Lorenzo Gherardi giovane di molte facoltà ed aderenze ….

Riferimenti documento: racconti storici estratti dall’archivio criminale di Bologna

1585
Nel 1585 un certo Dottor Antonio Guidotti detto dei Sassomolari reo di ribellione vi stette più ore … (tormento della capra…)
Riferimenti documento: Cenno sull’antica storia del foro criminale bolognese (Di Ottavio Mazzoni-Toselli)

1594

Ed il Comune stesso ordinò la torre del Castello di Sasso- molare (26 Marzo). E volgendosi alla cura della milizia, elesse quattro nuovi Capitani di cavalleria, che furono Bertaccio di Tancredinò Sàbbadini , Arduino dei Dotti , Datdolo di Bualino da Sala e Giacomo Corvolini. Non molto di tempo trascorse , che fu condotto innanzi al Malpìgli Capitano del popolo, un certo Lippo dei Mantici, il quale confessò d'aver trattato negozi coi Cattauei da Vizzano a danno del Comune di Bologna ; e perciò venne subìto decapitato.

Riferimenti a documento: http://www02.us.archive.org/stream/annalidellacitt04muzzgoog/annalidellacitt04muzzgoog_djvu.txt

1595

I Muccini, con 11 capifamiglia, possiedono 8 case: due sono in località Filizzone con pertinenze, una è a Bazzano di S.Maria Villiana con la teggia, le pertinenze e anche 6 tornature di lavorativo consociato al castaneato, tre sono in Pietracolora, una è in Mela con terreno castaneato consociato al boschivo e una si trova alla Padolecchia con teggia, forno e 20 tornature a lavorativo consociato al prativo al castaneato e all’arborato; il tutto per un estimo complessivo di lire 155 (11%). Considerevole è anche l’importo dell’estimo dei Muccini di Sassomolare (lire 47) e di Muccini Valerio di Pietracolora (lire 48 circa). (La famiglia dei Mucini o Muccini sarà collegata verosimilmente con la famiglia Macini o Mazzini di Sassomolare)

Riferimenti a documento: estimi del 1595

1598

Ed eresse una Chiesa nel Castello di Sassomolare , che ne era senza. Mentre si facevano queste provvisioni. Bornio e Bittino della famìglia de' Samaritani , cittadini Bolognesi , vendettero al Comune le torri , le case e le fortezze di Piancaldolo, per prezzo di mille e dugento lire le quali furono sborsate loro da Frate Bartolommeo Trassassi eremitano , e depositario del Comuna di Bologna.

Riferimenti a documento: http://www02.us.archive.org/stream/annalidellacitt04muzzgoog/annalidellacitt04muzzgoog_djvu.txt

1609

Questo del 1609 è un estimo abbastanza particolareggiato. Come detto in precedenza la distribuzione delle colture è descritta minuziosamente; sono, infatti, riportati anche gli alberi da frutto posti nelle proprietà e sono ciliegi, noci, peri, meli, una moratella, nonché salici e pioppi. I dati sulla coltivazione sono altresì completati dai coltivi, sempre di proprietà fumante, posti in Rocca Pitigliana ma conteggiati in questa comunità, che sono: 20 tornature circa di vineato e 41 tornature di coltivo di varie qualità, per un totale di circa 12 ettari. I fabbricati di servizio (tegge) censiti sono 79. Quasi tutte le case hanno annesso un appezzamento di terreno coltivato di varie qualità; la loro descrizione rimane comunque sommaria, a parte quella di Marco Aurelio Pistorino, in località Cà di Valdassera in Pietracolora, che ha una scala lapidea, e quella di Bartolomeo Tardini, in località Bazzano di S.Maria Villiana, che è murata a calce e ha la copertura del tetto in tegole. La descrizione della residenza è completata da tugurioli e da teggiole.
Sei sono i molini, di proprietà privata, operanti nel territorio e precisamente: molino della Sega, di proprietà di Domenico Vitali; molino della Vignareda, di proprietà di Sabbadino d’Antonio Beroaldi; molino delle Pelonachie di proprietà di Domenico di Pellegrino Casanuova; molino dei Carlini di proprietà del capitano FrancescoTardini
e molino della Canevaccia, di proprietà di Giovanni Monaro dalla Canevazza.

Riferimenti a documento: estimi del 1609
Riferimenti: Affrico e Pietracolora dagli estimi del 600.pdf

1656

…Sette sono i mulini siti nelle comunità: molino delle Pelonachie di proprietà Giacomo Brasi, molino della Canevazza parte di proprietà di Francesco Venturini e parte del Rev. Don Matteo Venturini, entrambi eredi di Stefano Venturin; molino della Sega di Filippo Bassi, molino della Vignareda di Stefano Corradini; molino dei Riagni di Gio:Maria Caponi; molino dei Carlini di Roncali M°Francesco. Dall’estimo redatto nel 1656 per costatare il seminato e la resa, risulta anche il molino del Reno di proprietà di Roncali M°Francesco.

Riferimenti a documento: estimi del 1609
Riferimenti: Affrico e Pietracolora dagli estimi del 600.pdf

1677

Il giorno 8 giugno 1677, gli uomini di Villa, Castello d’Aiano e Sassomolare furono chiamati all’arengo nel luogo detto Le Canevare del comune di Villa d’Aiano, per trattare la questione del sale. Erano presenti 27 uomìni di Villa, 10 di Castel d’Aiano, 4 di Sassomolare. Questi ultimi erano precisamente Giacomo Vornetti, Caporale Filippo “de Beschis”, Francesco del fu Matteo del fu Matteo (padre e nonno) “de Scanellinis”, Baldassarre del fu Bastiano “de Mazzinis”. L’arengo prese atto che le tre comunità, nonostante fossero da tempo immemorabile immuni da dazi e gravezze, tuttavia erano ogni giorno vessate da qualche giudice o ufficiale della città di Bologna. Non potendo individualmente far valere i propri diritti, stabilirono di comune accordo di nominare loro procuratori i signori … e il signor Sargento Francesco Antonio “de Pistorinis” del comune di Sassomolare, i quali si adoprassero per far cessare le molestie recate in occasione della gabella del sale. Riferimenti a documento: ASB Comune. Governo.Arch dell’Ambasc a roma cit.n. 46 fasc.24


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Fanno parte di questa, oltre molti cittadini, vari abitanti della montagna, i quali, trovandosi danneggiati dalle oppressioni di Baldaccio, si arrendono alla Chiesa. E si notano ancora in questa occasione vari tentativi fatti da cittadini per consegnare a Baldaccio Castel S. Pietro, Serravalle, Sasso- molare, Montecalderaro . Sassuno e varie altre terre Reg. Ardi. Boi., Docmneuti Giuci. 1441 (27 luglio 1441).

Riferimenti a documento: http://www.archive.org/stream/3attiememoriedepu25depuuoft/3attiememoriedepu25depuuoft_djvu.txt

1783
SASSO MOLARE
Parrocchia con titolo di Arcipretura e Comune con titolo di Castel

1801

La sicurezza minacciata è questione sentita un po’ ovunque. La strada della Toscana, , di Sasso Molare, le contrade del bazzanese sono infestate dai banditi. Viceversa atti criminali, truffe e furti sono argomento quotidiano dei rapporti della Guardia nazionale.

Riferimenti a documento: Molinella negli anni che cambiarono l’europa 1796-1815

1832
Sassomolare,
villa degli stati di Roma, al confine col Modenese. La sua chesa parrocchiale dipende da quella di Semelano, Stati Estensi. E’ posto in sito montuoso e conta poco più di 200 abitanti.
Riferimenti a documento: Corografia dell’Italia Milano,Fontana 1832-34 di Giovanni Battista Rampoldi

1849

Si escava sotto il nome volgare di Sasso molare per farne ruote atte a rendere taglienti li ferri. S’impiega eziandio nel paese come pietra da fabbrica; ma la sua poca durata lo rende inetto ai lavori architettonici di qualche riguardo …
Riferimenti a documento:“Sulle formazioni delle rocce di Pietro Maraschini” pag. 57


1851
Siamo rattristati dalla sventura di una madre infelice colpita dal fulmine nella abitazione di lei mentre allattava la propria prole: il qual caso miserando avvenne il 15 di questo mese (maggio) in Sassomolare distretto di Vergato
Riferimenti a documento: il propagatore agricolo Vol. 1



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Approfondimenti:

S. GIACOMO DI SASSOMOLARE
Riferimenti a documento : http://archive.org/stream/lechieseparrocc02diocgoog/lechieseparrocc02diocgoog_djvu.txt



… Noi qui pertanto ragioneremo di un luogo, che posto sulla vetta de' monti all' estremo confine della nostra provincia , mal sarà noto per l'attuale sua condizione, se le passate vicende or felici ed or triste non raccomandassero il nome suo all' istoria.
Lungi un miglio da Pietracolora ( terra la più cospicua un giorno e insieme la più sventurata di quante sparse fra i colli rendono cosi bella la montuosa parte della provincia bolognese ) sorgea son di cent ' anni, lungo il pendio d'una valle, un' ampia rocca di cui i nostri padri videro ancora le ultime rovine, interamente adesso dalla voracità del tempo disperse. A questa rocca, che per essere assai grande , cinta tutto all' intorno di doppio muro e munita di (feritoie) , poteva dirsi un castello, fu dato il nome di
Sassomolare,forse perchè piantata su d' un immenso sasso arenario , da cui si levavano mole , o macine pei mulini.
L' origine di Sassomolare nascondesi nel buio del medio evo, e le investigazioni del Calindri e di altri corògrafi non hanno potuto raggiungerla. I.a menzione prima che facciasi di esso è in una pergamena dell' archivio di Modena , nella quale si legge che questo luogo ( indicato col nome di
Saxomulare) apparteneva nell' anno 969 al territorio bolognese , ed allora pure conterminava la modenese provincia. Poscia lo vediam rammentato dal Tassoni nel suo poema , accennandolo fra quelle terre che nel tempo della guerra da lui cantata ( che fu l' anno 1249. ) la città di Modena donò al conte di Miceno. Come per altro un tal lungo passasse in dominio de' Modenesi dopo il secolo X, e come finisse tornato ai Bolognesi nel principio del secolo XIV a noi non fu dato il saperlo. Il Ghirardacci, che ne fa memoria nel 1317, assicura che il paese reggevasi a comune ed era nella protezione del Senato di Bologna;il quale vedendo come i suoi abitatori si trovassero a mal partito per le battaglie avute con quel di Modena, e del Frignano, vi spedi ambasciatori con armi e vettovaglie, e fece ristorare il castello. Dopo quest' epoca ebbe il paese tre anni di quiete , quindi fu di nuovo assalito dai Modenesi e quasi espugnato; ma richiamati gli aggressori a più grandi imprese sui campi di Lombardia , gli abitanti di Sassomolare poterono rinfrancare le perdute speranze e fortificarsi di nuovo.
Anzi, correndo l'anno 1324 , il Senato ne rinnovò il presidio , e vi fè innalzare una torre, da cui le scolle avvistassero il nemico, e gridassero all'armi e alle difese. Due anni quindi trascorsero senza rumori di guerra. Ma i Frignanesi, cui da gran tempo pesava in cuore lo scorno delle ricevute sconfitte , posero in campo le ristorate milizie , e corsero sul castello di Sassomolare, stringendolo d'assedio.
Inutili perù tornarono i loro sforzi i chè tanto i soldati di guardia , che il popolo armato non smentirono la fama del lor valore. Ritiratisi i Frignanesi, tornarono all' assalto i Modanesi; quindi i primi di nuovo nel susseguente anno;e quando i terrazzani poterono fugar questi , i Modanesi vennero a riprendere le ostilità.
Fu perciò un'alternare continuo d'assalti, di fazioni e di battaglie: un avvicendarsi d' atrocità , d'insidie e di vendette; funesta istoria, che mostra come fosse spento a quei di ogni senso di affetto patrio ed ogni fiamma di fratellevole concordia.
Da antico in cuore di questi poveri Italiani sono radicati orribili rancori fraterni, che fanno riguardare come straniero chiunque nacque di là dal monte o dal fiume dove è circoscritto quel palmo di terra che chiamano la patria; rancori che li fecero più ingordi della vendetta, che gelosi della sicurezza , ostinati a volere schiavi pericolosi coloro che avrebbero potuto provare fedeli e soccorrevoli amici; e che li spinsero a disputarsi a vicenda un dominio ed una libertà, che non doveva a nessuno toccare.
Ma sopravveniva al popolo di questo castello una pace più durevole. Le guerre, che insorsero tra i Pistoiesi, e quei del Frignano, chiamarono costoro in altre regioni, e i Modenesi, calati al piano in soccorso de' lor fratelli, dimisero quivi ogni pensiero di conquista.
Il Senato intanto mandava soccorso d'armi e di denaro , e nell'anno 1328 ritirava le milizie da questa rocca , ove sottentravano i popolani armati; che si caricaron spontanei del militare servigio al solo fine di accumular danaro per erigere una chiesa, che nella cerchia di qualche miglio, ed in mezzo a si numeroso popolo era sempre mancata.
Teneva allora il castello il prode cavalier Ferratiti
daRoncastaldo,che in grande stato presso il bolognese Consiglio, nè del favor abusava a danno altrui, nè se ne prevaleva a proprio vantaggio. Onesto , generoso , ricordevole delle virtù italiane, e volonteroso del bene de' suoi governati, ogni anno usò per qualche mese di abitar questo luogo; nel qual tempo aveva cura di vigilare sui magistrati, di provveder vettovaglie, di rialzare novelle fabbriche sulle mine delle cadute, o di segnare limiti maggiori alle mura, e di aggiugere torri, corridoi, spaldi, ed altre guise di fortificazioni alla rocca ,firmandola io colai modo più rigiurda, più grandiosa, più tenuta ben di quant' altre sorgessero intorno.
Quindi non più vicende di calamità o fortuna narra la storia per gli anni che rimasero a chiudere il secolo XIV.
Nel cominciare poi del successivo il Bentivoglio , fatto Signore di Bologna , occupò le fortezze del contado; ed a quella di Sassnmolare spedi un suo capitano nominato
KicoladiMichele.Da questa epoca il paese si sottomise all' ubbidienza del bolognese governo, sinchè nell' anno 1623 Clemente VII lo concesse colCastelloil'Ajano,in feudo a LodovicoCarbonesi.
Però non sappiamo quanto tempo restasse in tal condizione. Soltanto appare dai pubblici registri che nei secoli XVII, e XVIII formava coi Castello il' Ajano una solaMassarìa,e dipendeva dal Senato di Bologna; che nell' anno 1796 ( alla riforma territoriale ) passò a far parte della comunità il' Ajano; e che d' indi in poi fu sottoposto, com'è di presente, al governatorato di Vergato .
1l paese è assai freddo e montuoso; ma il suo borgo principale colla chiesa , che sovrasta a due vallale ed è cinto di altissimi colli, ha un aspetto vaghissimo e pittoresco.
Ciò poi che qui avvi di più belio a vedersi è senza dubbio il suo panorama. Per goderlo convien salire in cima al piccolo colle detto ancora
larocca,ove esisteva l' antico fortilizio. Da quel ' apice si scopre una di quelle estese vedute, che il pennello non può dare un' immagine. E come citare (oltre i nomi degli innumerevoli paesi che l' occhio abbraccia in un sol sguardo su quella vaga , e vasta campagna modenese, coperta di una vegetazione si lussureggiante, seminata di tanti poderi, e casali, e ville, irrigata da due fiumi, intersecata da mille rii, e terminata all' orizzonte dai famosi colli Euganei.
Ma riprendendo il filo dell' istoria , forza è che diamo qualche notizia ancora delle chiese di questa parrocchia.
Sorgeva la prima nell'anno 1330 per la religiosa pietà dei popolani, la quale impiegò nella gravissima spesa le paghe avute dal Senato pel militare servigio della fortezza. Fu essa edificata nell'altipiano e nel posto ove trovasi l'attuale chiesa , con tre sole cappelle; la maggiore dedicata a S. Giacomo , e le altre due alla B. V., ed a S. Antonio Abate; ma nell' anno 1589 minacciando cadere, fu quasi rinnovata dai parrocchiani, e fu allora costruita anche la canonica ed il campanile.
Neil' anno 1781 fu di nuovo restaurata dal benemerito Arciprete Don Giacomo Stefanini, il quale procurò inoltre un magnifico piviale , un elegante apparato a terzo , ed un raro baldacchino.
Nell' anno poi 1810 per le sollecitudini dell' odierno Arciprete
DonFrancescoSorj,fu riedificata dai fondamenti (meno la cappella maggiore ) e posta in volto , con quattro altari, e larghi intercollonii; ma il disegno non corrispose alle brame, ed agli sforzi dei popolani, poichè manca adatto l' euritmia , oltrecchè avvi difetto grandissimo di ampiezza, nè potrebbesi trovar riparo che nelI' attuazione di un nuovo disegno già concepito. cioè di aprir gli archi delle minori cappelle , e costruir due navate laterali con nuovi altari.
In questa parrocchiale sono da ammirarsi due bellissime tele , quantunque logore dal tempo: una Madonna del Rosario coi Misteri del celebre Guido , ed un Assunta con alcuni Santi del modenese Pellegrini.
Quivi esiste da tre secoli il fonte battesimale , ed i parrocchiani godono di alcune notevoli largizioni pie, fra le quali una di
GianfrancescoLucarinipel mantenimento d' una scuola gratuita , ed altra diMariannaGottiper sussidio dei poveri, e degl' infermi.
Rallegra poi queste montagne un' ottimo concerto di quattro campane, che i popolani, ed il lodato Arciprete SocJ fecero fondere dal
Brighenlinell' anno 1844.
Prima che in origine si fabbricasse la chiesa, il territorio comprendevasi nell’ antica parrocchia di
loiamodenese,la quale era soggetta al plebanato di Maserno.
Eretta la chiesa, ed elevata al titolo di cura , fu sempre di libera collazione del Vescovo di Modena , e sottoposta alla congregazione plebanale di Semelano. Ma avendo il Pontefice Pio VII di gloriosa memoria con Breve di 11 Dicembre 1821 tolta questa parrocchia dalla Diocesi modenese per unirla a quella di Bologna , l' Eminentissimo Arcivescovo innalzò l' Arcipretale di Villa d' Ajano alla dignità di plebana , e vi aggregò le due parrocchie di Castel d' Ajano, e di Sassomolare, riservandone il perpetuo diritto di collazione alla R. Mensa Arcivescovile.
Questo paese trovasi al sud-ovest di Bologna, nella distanza di circa 32 miglia , e vi si arriva per la strada rotabile dietro Reno sino a Vergato, quindi a traverso dei monti. cavalcando una via talor discreta , talor alpestre e disagiosa. I.a sua popolazione , anticamente si grande, è oggi ridotta a 220 individui , i quali celebrano la loro festa principale nel giorno 8 di Settembre.
Il territorio ( circondato dalle cure di Villa d' Ajano , Castel d' Ajano , e Pietra Colora , e dalle parrocchie estensi di loia , e di Montese ) non ha verun pubblico Oralorio.
Nel casino dello
leCanevaccieavvi una privala cappella appartenente alla piissima Signora Marianna Pistorini ( che quivi tiene a sue spese un piccolo conservatorio di educazione per le fanciulle ) e nell' interno del casino si ammirano alcuni quadri pregevoli , usciti dalla scuola deiCarracci,con qualche bella incisione antica.
Quivi pure ebbe i natali e passò gli ultimi anni di sua vita il
DottorMarcoAurelioPistorini padre della nominala Signora , che fu dottissimo nelle scienze legali e Illusola, ed amatore e cultore delle belle lettere. Nella più fresca età ebbe diverse pubbliche incombenze, stanziò nelle grandi città, e fu socio delle primarie accademie d' Italia.
Pieno di anni, e di meriti, travagliato dagl' incomodi senili, e venuto nella stanchezza delle cose umane, ritornò nella solitudine ( scuola della sapienza ) a meditare le dolcezze della filosofia e della natura.



SAXVM Molare, Sassomolare
Riferimenti a documento: Dizionario Topografico-storico degli stati Estensi opera postuma Vol 2 (Tiraboschi)

SAXVM Molare, Sassomolare, Villa soggetta nel temporale a Bologna, ma nello spirituale a Modena con Chiesa Parrocchiale, ora nella Pieve di Semelano, e nella Congregazione di Villa d’Aiano. Le deposizioni de’ testimoni nelle controversie intorno a confini ci mostrano che circa l’anno 975 esso era un de’ confini tra Il Modenese e il Bolognese, ma non è chiaro abbastanza a chi appartenesse . Quando passasse sotto il dominio de’ Bolognesi, è incerto. Sappiam solo che già ne eran Signori l’anno 1136 dopo il qual tempo è sempre stato ad essi soggetto .
Se crediamo al Ghirardacci, la Chiesa Parrocchiale non fu fondata che nel 1328 in cui quelli da Sassomolare pregarono il Consiglio di Bologna perchè permettesse loro che col denaro che da essi pagavano per presidiar quel Castello, si fabbricano una Chiesa al fine di non esser costretti a recarsi per udir Messa a’ Castelli de’ nobili di Montecuccolo, offerendosi essi pronti a difendere il Castello medesimo.

lo non so però intendere come, supposta la verità di questo racconto, la Chiesa si soggettasse alla Diocesi di Modena., alla quale Certo era soggetta fin dal secolo XV. almeno, trovandosi nell’ antico Catalogo indicata tralle Chiese della Pieve di Semelano. Ecclesia S. Jcobi de Saxomulario.


Il Borgo di Sassomolare

Chi vuol godere di «na scena magica e stopenda , quìvi si rechi nel Meriggio di un giorno placido e sereno. Da un lato lo sguardo si spazia nella valle della Canevaccia, accompagnata dal serpeggiante i torrente Aneva , si posa sopra il borgo di Sassomolare , e contempla quella terra settentrionale, tutta verdeggiante di folti castagneti nella pendice, e di pralrrie urli' ima valle.
A meriggio mira l' altissimo Como delle scale . ripidissimo , arduo , nove mesi dell' anno incappellalo di neve. E paragonando quell’ alto e pauroso monte col facile giogo che qui si varca , e coi gioghi di pari altezza che gli stanno ad oriente , il viandante conosce che il monte Ctutellana è veramente la prima soglia dell' Appennino..
A settentrione il fiume Reno gli sembra un lucidissimo specchio che riflette i raggi del sole in abbagliante maniera i e la valle del Vergatello , che gli sta sotto a ponente, gli mostra una terra fertile e riscaldata dal sole. Ivi osserva le viti pendenti a festoni , i fichi , i mandorli , i peschi , i nocciuoli alternati co' castagni e co' roveri. E s' egli va incontro alla cerca dell' erbe e dei fiori , trova i rosmarini , la digitale , il timo , e coglie giacinti , anemoni , garofani , giunchiglie d'ogni colore.
Nel tardo autunno, e nella nascente primavera egli vede nella valle di Sasso Molare i ghiacci e le nevi , ed in questa i fiori e le foglie : quindi lo assidera il soffio di Borea , quindi lo conforta il Favonio.
Pochi passi lo trasportano da Iuoghi ove la natura sembra giacere estinta , ad altri ov' ella ancor serba tutto il rigoglio , od ha già ripreso le giovanili spoglie che non perdette giammai.

Riferimenti: Dizionario Topografico-storico degli stati Estensi opera postuma Vol 2 (Tiraboschi)



Fonte acqua Minerale a Sassomolare
E’ detta ancora Sassomolare, e la sorgente scaturisce in un luogo denominato la Fonte del Guidone, la cui acqua è minerale
Riferimenti: Saggio statistico storico del Pontificio stato Vol. 1 (Gabriele Calindri)


1446 Baldaccio D’Anghiari e il castello di Sassomolare
Riferimenti a documento
: atti inquisitoriali contro Giacomo di Petronio da Sassomolare e compagni per il tentativo, compiuto nel 1446, di consegnare il castello di Sassomolare a Baldaccio di Anghiari ‘ASB, Comune, Vicariati, Casio, 5marzo V, 1431-1447, anno 1446)
Negli atti criminali del vicariato di Casio è registrata l’indagine che il 17 ottobre 1446 fu istruita contro Iacobum fillius Petronjj de Sassomullario comitatus Bononie (Giacomo figlio di Petronio da Sassomolare del comitato di Bologna), abitante al presente nella terra di Pietracolora. Con lui vennero inquisiti un certo Padovano e due altri compagni (soci, li chiamano gli atti): erano i quattro custodi incaricati dal comune di Bologna della custodia del castello di Sassomolare.
Tutti e quattro erano accusati di avere rubato, nell’anno 1441 un paio di buoi di proprietà di Masolino di Rocca Pitigliana, allora nemico di Bologna, e di aver venduto i detti buoi al prezzo di trentadue lire bolognesi, quattro delle quali erano toccate “pro rata” al suddetto Giacomo. Dal lungo atto di accusa trascriviamo (con qualche leggero adattamento) quanto segue.

Giacomo era accusato singolarmente di avere avuto, all’inizio di agosto dello stesso anno 1441, al tempo di Baldaccio d’Anghiari, capitano al servizio del Papa, che era allora nemico di Bologna, il seguente colloquio con certi Zagnone del fu Piemello di Rocca Pitigliana, Giacomo figlio di Paolo della stessa terra e Albertino da ….. , che era al soldo di Baldaccio d’Anghiari e comandava tre fanti: “Tu che abiti nel castello di Sasso- molare e sei, insieme a Padovano e agli altri tuoi soci, al soldo del comune di Bologna per la custodia del detto castello, se vuoi dare e consegnare il detto castello a Baldaccio d’Anghiari capitano del papa, noi ti promettiamo di darti a compenso di ciò cento ducati d’oro.”
Allora il detto Giacomo, udito ciò, disse ad Albertino, a Zagnone e a Giacomo: “Sono d’acccordo e farò tutto affinché il detto castello soddisfi, a suo luogo e tempo, alle speranze del Papa”. E si accordò coi predetti per il segnale, cioé: “Quando dirò vieni, voi potrete venire, poiché tutto sarà pronto per la vostra entrata nel castello; se invece non vi sarà modo di entrare, dirò non venire”.
E così rimasero d’accordo; e il detto Giacomo si allontanò e se ne andò al castello di Sassomolare con l’intenzione di dare e consegnare il detto castello a Baldaccio d’Anghiari ossia al predetto Albertino.
Mentre il detto Giacomo si trovava di notte entro il castello insieme a Padovano e agli altri soci di guardia al castello, sempre cercando e tentando il modo di favorire quanto aveva promesso ad Albertino e agli altri suoi soci, il detto comandante Albertino con molta parte ti soci e altra gente d’arme si avvicinò al castello e, di notte, sostò nel luogo detto La Padulechia; e mandò uno dei suoi soci al castello, secondo gli accordi presi.
Il detto socio di Albertino si avvicinò al castello ed entrò in una capanna contigua al muro del castello, come gli aveva detto Albertino. Giacomo si avvide che il socio di Albertino si trovava nella capanna; ma si rese anche conto che il malvagio proposito non poteva realizzarsi, sia perché gli uomini di Sassomolare facevano buona guardia, sia perché Padovano e compagni erano pronti forse a secondare Giacomo nel rubare il bestiame, ma non ad assecondarlo nel tradire i Bolognesi.
Perciò disse ad alta voce: “
Non venire”, che era il segnale concordato con Albertino.
Subito, allora, quel socio di Albertino che era nella capanna, udendo ciò, si ritirò e si recò dal detto Albertino con i suoi soci, e disse ad Albertino quello che gli aveva detto Giacomo:
Non venire. Cosicché Albertino, udendo il segnale convenuto gridato da Giacomo al detto suo socio, e rendendosi conto di non potere mandare ad effetto il disegno, si ritirò. Ma durante la ritirata, rubò insieme si suoi soci un paio di buoi, uno dei quali era di Betto del fu Giovanni da Sassomolare e l’altro di Guido di Carello della detta terra; e vendettero l’uno per il prezzo di diciotto lire, che si divisero tra loro, e uccisero teste l’altro, mandando poi al detto Giacomo un quarto di carne per sua porzione.
Giacomo, a sua volta, visto che non aveva potuto eseguire il malvagio proposito, subito si allontanò da Sassomolare e si recò nella Villa di Affrico. Il medesimo Giacomo era inoltre accusato di quanto segue. Sempre nell’anno 1441, mentre era associato con altri di cui si ignora il nome per la custodia della terra di Affrico per conto di Baldaccio di Anghiari, nemico del comune di Bologna, si recò in un certo appezzamento di terra situato in parte nella terra d’ Affrico di proprietà del signor Antonio dei Grassi cittadino bolognese e era rettore della chiesa di S. Stefano (di Labante), e ne asportò nove corbe di frumento, che furono trasportate ad Affrico. Una corba di questo frumento fu data, per sua rata, al detto Giacomo di Sassomolare, il quale la vendette a tal Ferrante di Rocca Pitigliana per il prezzo di trenta soldi. Questo è quanto si legge nell’inchiesta aperta dal Vicario di Casio .
Giacomo da Sassomolare doveva essere un bel farabutto. Ma ebbe cura di mascherare il suo comportamento delinquenziale sotto il manto della politica: il tradimento e le ruberie andavano a detrimento del comune di Bologna e a vantaggio del “santissimo signor Papa”.
Fu per questo motivo, credo, che venne inquisito soltanto nel 1446 (quando Bologna si era rappacificata col Papa) per i reati commessi nel 1441. Il suo difensore poté così citare e fare allegare agli atti processuali una disposizione statutaria, secondo la quale i reati, dopo cinque anni, cadevano in prescrizione; e sostenne che Giacomo, pur avendo ammesso le sue colpe, doveva essere assolto da ogni addebito.

Penso però, anche se non ho rintracciato la sentenza, che Giacomo sia stato punito, specialmente per il suo tentativo di consegnare Sassomolare a Baldaccio; ma penso anche che sarà sfuggito alla pena inflittagli, come accadeva spesso. Credo opportuno ricordare, in proposito, che l’atteggiamento brigantesco di qualche uomo d’arme, pronto a porre la propria banda di facinorosi al servizio di questo o quel signore laico od ecclesiastico, favorì l’accorrere sotto le sue poco onorate bandiere coloro che, avendo dei conti in sospeso con la giustizia la propria ingorda sete di potere o per compiere vendette personali, offriva non fosse solo protezione e denaro, ma anche saccheggi, bottino, violenze.
Le nostre montagne vissero così decenni di terrore. Solo il bolognese Gregorio XIII, che resse il Papato dal
1572 al 1575, riuscì, usando il pugno di ferro, a sradicare la mala pianta del brigantaggio, che dette fama sinistra a figuri sanguinari, quali i Sassomolari di Vergato, Grazino di Scanello, Battistino di Tolé, Gregorio della Villa, ecc. Il tentativo compiuto da Giacomo da Sassomolare di dare il castello nelle mani di Baldaccio d’Anghiari non é il solo avvenimento legato alla sua vita di brigante.


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