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Storia > Storie da Sassomolare
I promessi sposi 1965: le più belle e gentili storie d’amore del nostro tempo crudele (Domenica del Corriere n. 19 maggio 1965)
Troppi giornali narrano gli amori dei divi e delle principesse, dei toreri e delle canzonettiste, dei playboys e delle cortigiane d'alto bordo: squallidi amori che sbocciano dall'adulterio e nell'adulterio appassiscono, matrimoni che sono una parentesi rosea fra un divorzio e l'altro.
E' questo il credo della società moderna di fronte all'amore e al matrimonio? A giudicare da ciò che così spesso leggiamo, si direbbe. Ma c'è un'altra e ben più vasta realtà.
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Ci sono innumerevoli giovani, dei quali i giornali non parlano, che si amano sinceramente e « per sempre», che senza smarrire coraggio e speranza lottano, a volte per anni (sono i «Promessi sposi: del nostro tempo), pur di realizzare alla fine il loro «sogno d'amore» (ci sia consentita questa frase). |
Mario Stanzani era (siamo a Sperticano, frazione del comune di Marzabotto, venti chilometri da Bologna, nella primavera del 1959) un giovanotto deciso e sicuro di sé: uno che, modestia a parte, con le ragazze ci sapeva fare.
Da un po' di tempo c'era in paese (ma in giro era difficile incontrarla e Mario l'aveva vista non più di due o tre volte) una morettina molto bellina, che andava sempre di fretta, con una aria altezzosa, senza guardare nessuno (“se mi capita a tiro. quella, gliela faccio passare io, la puzza sotto il naso”, pensava Mario).
E una domenica mattina gli capitò a tiro: usciva di chiesa, col velo in testa, il messalino in mano. Mario la raggiunse e le disse: «Signorina, permette che l'accompagni? Lei, come se neanche lo avesse udito, continuò per la sua strada. “Guardi; signorina, che io... non penserà mica... mi sono permesso di rivolgerle la parola perché lei... per simpatia vorrei fare la sua conoscenza perché lei.. perché io... “, disse Mano, un pochino smontato.
Lei si fermò un attimo e lo guardò dritto negli occhi: “Se desidera fare la mia conoscenza può venire a casa a parlare coi miei”. Detto questo se ne andò con un passo svelto da monachina, lasciandolo come un allocco.
Ma che è matta?, pensò Mario infuriato, a casa sua, ma si è mai sentita una roba così?, mai vista e mai conosciuta, la prima parola che ti dice è di andare a casa sua a parlare coi suoi.
Oooh, ti saluto, l'hai trovato il tipo che viene a parlare coi tuoi.
Chiuso: alla morettina altezzosa non ci pensò più per tutta la settimana (non aveva mica del tempo da perdere lui, lavorava tutto il giorno, già da due anni alla cartiera di Marzabotto, alla domenica aveva voglia di divertirsi, lui). Tuttavia venne a sapere (per caso, domandando a tizio e a caio, ma così proprio per caso) chi era e cosa faceva a Sperticano.
Si chiamava Bruna Zeni, aveva 19 anni, era venuta a dare una mano alla nonna che, quasi ottantenne, doveva tenere dietro a quattro figli scapoli.
La domenica successiva Mario Stanzani la morettina altezzosa non se la ricordava proprio più, uscì di casa subito dopo mangiato, con una cravatta nuova, con la camminata spavalda.
A un certo momento guarda il caso, si trovò a passare di là, cosa doveva fare?, bussò alla porta.
La vecchia venne ad aprire, “La signorina Bruna mi ha detto che potevo venirla a trovare, così, siccome passavo, ne ho approfittato per venire a fare gli auguri di Pasqua”, dice Mario (era il giorno di Pasqua).
“La Bruna purtroppo, è tornata a casa da sua madre perché, sa... “. E dove sta?. “ Su, a coso… a Sassomolare, sa, sua madre ha ragione anche lei, ne ha bisogno della Bruna, ma io no, lo sa quanti anni ho?, ne ho 76 suonati, capirà che... “. «Beh, tanti auguri, buona Pasqua ».
Scampato pericolo, pensa Mario. E' proprio contento che se ne sia andata, perché c'era solo da perdere del tempo, con quella bigottina. E' tanto soddisfatto che, arrivando in mezzo a una frotta di ragazzini che giocano al pallone, oplà, scatta. entra di testa. “Di' su, lo sai dov'è un paese che si chiama... aspetta... Sassomolare?”, domanda, tanto per dire qualcosa a uno dei ragazzini. “Boh, mai sentito nominare”. Ma poco dopo glielo dice un vecchio: “ è lassù, fra Castel d'Aiano e Montese”, « Quanti chilometri saranno?». Ah, guarda, quaranta o cinquanta senz'altro ». Benissimo, pensa Mario. Cosi è proprio sicuro che non gli viene la tentazione di andarla a cercare. Non è mica il tipo che scarpina per andare a trovare una ragazza, lui. Filava con una, l'anno scorso. Poi si è stancato e le ha detto: non vengo più. E lei: perché non vieni più? E lui trovò questa scusa: stai troppo lontano, c'è troppo da girare (stava a due chilometri e mezzo da casa sua). Questo per dire se lui è il tipo che «scarpina » per una ragazza.
Intanto che faceva, con legittimo orgoglio queste considerazioni è arrivato a casa e ha tirato fuori la motocicletta: che bellezza, con una giornata così, fare un giro in motocicletta, da soli, senza neanche sapere dove si va. E senza sapere dove andava arrivò (guarda che combinazione) a Castel d'Aiano. Già che c'era, per curiosità, cominciò a chiedere: per andare a Sassomolare? e sapete dirmi dove sta la. famiglia Zeni?
Un lungo giro per tortuosi sentieri.. Finalmente qualcuno gli indicò una casa isolata, proprio su un cucuzzolo: un viottolo troppo ripido e accidentato per andarci in moto. Passa un ragazzotto: Ehi, conosci la Bruna Zeni? sì?, ti do cento lire se mi fai un piacere: le vai a dire che venga giù, che c'è uno di Sperticano che ha bisogno, per una cosa importante. Il ragazzotto va e torna dopo un poco da solo: Dice che vadi su lei che intanto fanno il caffè : «Ti avevo detto di dirle di venire giù . «Sì, ma dice che invece vadi su lei in casa ».
Imprecando dentro di sé Mario si inerpica su per il viottolo (“ma orco mondo, vorrei sapere cosa sono venuto a fare?, ma guarda se della gente deve stare in un posto cosi, guarda qui che rovinata di scarpe per che cosa poi? per vedere una che non mi interessa proprio niente, potevo andare a divertirmi a Bol... “).
La visita a casa |
Seguì un silenzio imbarazzante, Bruna lo guardava con occhi pieni di incredulità e sgomento.
E' ora che noi andiamo alla Benedizione, grazie della visita », disse la madre di Bruna, dopo alcuni minuti di questo silenzio. E cosi si concluse il primo incontro. Mario tornò a casa imprecando fra sé: orco mondo, prima che mi vedano ancora a Sassomolare ne passa del tempo.
Passò una settimana (ma una settimana lunga come una eternità). Tornò, infatti, la domenica dopo. E poi ancora. tutte le domeniche. Ma erano sempre, come la prima volta. visite brevi ed esasperanti.
Bruna, per la verità. gli dimostrava simpatia e comprensione, cercava argomenti di conversazione, sia pure senza dargli troppa confidenza. Quando lui le propose di andare fuori, a fare due passi loro due soli, lei gli domandò se era diventato matto.
La madre di Bruna era sempre gentile, offriva il caffè e l'uovo fresco da bere, ma si sentivano in lei diffidenza e apprensione.
Una brutta domenica Bruna (aveva il pianto negli occhi) gli disse: «Senti, Mario, è meglio che non vieni più, la mamma non ha più piacere che io... e io... ». "Ma perché? : « Perché... abbiamo saputo... ci hanno riferito... tu non vai a messa e ai sacramenti, sei un disertore della Chiesa» (le informazioni giunte da giù dicevano proprio così “disertore della Chìesa”. Mario tornò a casa avvilito e più che mai deciso a non farsi mai più vedere lassù.
Ma la domenica seguente si alzò prestissimo e arrivò a Sassomolare in tempo per assistere alla messa, appartato, in atteggiamento devoto, edificante.
Questo gli valse, all'uscita, uno sguardo carico di gratitudine da parte di Bruna (quel giorno confessò per la prima volta a se stessa - anche se si guardò bene dal confessarlo a lui - che gli voleva bene sul serio e per sempre).
Mario tornò a fare la spola fra Marzabotto (m. 130 sul livello del mare) e Sassomolare (m. 850). Ma ancora per lungo tempo il loro amore fu travagliato e in pericolo a causa del diverso modo di concepire e praticare la religione.
Per comprendere la verità umana di questa singolare storia d'amore (a qualcuno sembrerà sorprendente che una ragazza d'oggi possa rinunciare all'uomo che ama soltanto perchè pratica la religione con zelo insufficiente) bisogna sapere a che punto di abbandono totale può giungere il sentimento religioso della gente di montagna.
L’Emilia è la regione rossa per antonomasia. Le città e i paesi della pianura hanno amministazioni comuniste, ma nell'Appennino la situazione cambia, a mano a mano che si sale, oltre i 700 metri abbondano le amministrazioni democristiane: ma il risultato politico è raggiunto come conseguenza non perseguito come fine.
In altre parole può accadere in pianura di trovare gente che va a messa (se ci va) per coerenza col fatto che alle elezioni vota democristiano. In montagna si vota democristiano perchè si va a messa.
La religiosità della gente di montagna trascende qualsiasi considerazione di ordine politico o sociale (le condizioni di vita sono di gran lunga più misere che in pianura, dove ci sono paesi che godono di notevole benessere e nonostante ciò sono comunisti).
E' un sentimento che ha radici profonde: una antica saggezza non disgiunta dà rassegnazione, maturata attraverso secoli di solitudine e di silenzio.
La madre di Bruna Zenl non è una beghina di mente ristretta. E' una donna gentile e serena. Aveva 25 anni e tre figli piccoli quando suo marito andò in guerra per non tornare più (disperso in Jugoslavia).
Lei affrontò fatiche e sacrifici inenarrabili, con francescana letizia, per tirare su i figli ai quali ha insegnato che la religione conta prima di ogni altra cosa.
A sua figlia ha insegnato che la sciagura peggiore per una donna è sposare un miscredente: perchè il marito finirà per imporre alla moglie la propria regola di vita. Bruna diceva a sua madre: Mario è di animo buono, se non conosce il catechismo è perchè non gliel'hanno insegnato, adesso non si può pretendere che impari tutto in un giorno, ma la buona volontà non gli manca». «Sarà, ma i frutti di questa buona volontà non li vedo: rispondeva sua madre. .« Mario va a messa tutte le domeniche, adesso si accosta ai Sacramenti. . «lo non mi' fido: tutto fumo negli occhi per arrivare allo scopo, ma dopo? una volta sposati torna quello di prima.. anzi fa in modo di allontanare anche te della Chiesa ». (Inorridiva solo a pensarlo).
Bruna conosceva il suo ragazzo e non dubitava della sua sincerità, ma era angosciata dalla tenace opposizione materna (a sua madre aveva sempre dato retta e sempre si era trovata contenta). Mario a volte perdeva la pazienza: «Insomma, è ora di decidere se siamo o non siamo fidanzati ».
Bruna rispondeva: « Non ci conosciamo ancora abbastanza, non sono sicura dei tuoi sentimenti ».
Ma come?, non ci conosciamo abbastanza?, è un sacco di tempo che ci conosciamo, faccio delle cose da pazzi, cento chilometri in motocicletta, una o due volte la settimana, d'inverno con un freddo boia, e perché poi?, per sentrmi dire che lei non è sicura dei miei sentimenti orco mondo... . «Si, però il Catechismo non lo hai ancora imparato, perchè non vuoi, se fosse vero che mi vuoi bene come dici... ».
Pioggia a catinelle
La situazione precipitò. Una domenica (pioveva a catinelle) vennero a riferire che Mario era fermo per la strada, con la motocicletta rotta: qualcuno, passandogli accanto, lo aveva sentito bestemmiare come un turco. Quando arrivò, due ore dopo, bagnato come un' pulcino, Bruna gli andò, incontro sull'aia, sconvolta: «E' vero che... ti hanno sentito bestemmiare è vero? ». «Orco mondo, sono rimasto a piedi, quell'accidente di motocicletta, sotto l'acqua, ho fatto a piedi... ». «Allora è vero che hai bestemmiato? . «Bestemmiato proprio no, ma degli orco boia ladro me ne sono scappati: avrei voluto vedere tua madre, al mio posto... ». Lei scappò in casa piangendo. Lui fece dietrofront e si rimise in cammino, a piedi, camminò tutta notte, arrivò a casa all'alba camminando pensava: «Questa volta è finito sul serio... se per un orco boia ladro... allora vuoI dire che di me non gliene importa niente... ».
Ma la domenica dopo Mario tornò deciso, mise sul tavolo il catechismo, disse con tono di sfida: «Interroga. Bruna cominciò a interrogarlo. E lui rispose a tutte le domande. «Adesso che so la dottrina, posso sperare d'essere promosso al rango di fidanzato ufficiale?. E lei scosse il capo affermativamente.
Si sono sposati, finalmente qualche mese fa, dopo sei anni di angustia. Abitano a Marzabotto. Aspettano già il primo bambino. Sono andato a Sassomolare e ho chiesto alla madre di Bruna: «Adesso è tranquilla, o ha ancora qualche preoccupazione? . Ha risposto: «sa, il nostro parroco, prima di sposarli, lo ha tartassato ben bene sul catechismo: mi ha detto che ha risposto bene a tutte le domande, anche le più difficili. Il parroco dice che non devo preoccuparmi, che è un ragazzo sincero, un buon cristiano. Lo so anch'io che adesso è sincero. Ma con l'andare del tempo?, perché laggiù sa, non è come da noi laggiù la vita è... ci sono... è facile laggiù dimenticarsi della religione... laggiù la gente non sente nemmeno suonare le campane... ma come si fa?, sono le campane che svegliano le cose belle nel cuore... ».
E' vero: nel frastuono delle pianure chi sente ancora il suono delle campane? il suono delle campane di Sassomolare e di tutti i paesetti di montagna libero e vasto, che è davvero un tonico cardiaco capace di provocare benefiche e ineffabili reazioni emotive.
Sono andato a trovare Bruna e Mario Stanzani, a Marzabotto: lui lavora sempre in cartiera, qualche sacrificio bisogna farlo (ha i vecchi genitori a carico) ma tirano avanti senza troppe preoccupazioni.
Si riaccendono spesso fra loro le vecchie dispute (è un gioco che piace a entrambi e fingono di fare sul serio) Lui fa la vittima: guarda come sono cascato, con una donna che la prima volta che ci siamo visti ha subito cercato di portarmi a casa dalla mamma, che tutte le volte che dicevo di andare a fare due passi da soli, mi diceva che era meglio stare in casa a ripassare il catechismo. Lei reagisce: «Se preferivi quelle che, al primo incontro, se ne vanno a spasso chissà dove, potevi sposarne una, che adesso ti troveresti più contento. Poi il gioco cessa di colpo per una loro intesa segreta, si scambiano un'occhiata carica di tenerezza, le mani si sfiorano (forse) sotto la tavola (suonano ancora per loro le campane di Sassomolare, sgominando quando occorre il fragore degli scappamenti e dei juke-box).
Luigi Cavicchioli
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Un ringraziamento particolare a Gianni B. che ci ha fornito tutto il materiale.